Le fonti normative

Il consolato, o Capitoli di Barcellona

Il Libre de Consolat de Mar è la più importante compilazione del diritto marittimo vigente nel bacino del Mediterraneo in età moderna. Redatto a Barcellona nella seconda metà del sec. XIV da alcuni esperti di nautica e negozi marittimi, il libro riunì per la prima volta in un unico testo tutte le norme consuetudinarie osservate sin dal Duecento dalla gente di mare che frequentava i porti di Spagna, d'Italia e di Francia.

Più tardi ebbe numerose edizioni a stampa, tra cui quella romana del 1519, la prima in lingua italiana, che fu dedicata al Papa di casa Medici Leone X e commissionata a tale Jacopo Gelli di Perpignano dai Consoli del tribunale fiorentino della Mercanzia. Con la riforma del 1561 il tribunale dei Consoli del Mare di Pisa accantonò il diritto anteriore (il Constitutum usus del 1161 e il Breve curiae maris del 1305), ed ebbe come principale riferimento normativo «li Capitoli di Barzalona», ossia il Consolato del Mare.

Libre de Consolat de Mar, Barcelona, 1484

Carlo Targa

Il giurista genovese Carlo Targa (1615-1700) operò per moltissimi anni presso la curia dei Conservatori del Mare di Genova. Le Ponderationi sopra le contrattazioni marittime (1692) è un condensato della sua lunga esperienza forense e una raccolta delle più importanti decisioni dei tribunali genovesi sul contenzioso marittimo. Il trattato, che si innesta sulla tradizione marittimista italiana (Benvenuto Stracca, Sigismondo Scaccia, Francesco Rocco) ed europea (Hevia Bolaños, Johannes Weytsen, Johannes Loccenius) conobbe numerose edizioni ed ebbe una grande influenza sulla stessa corte dei Consoli del Mare di Pisa, come dimostra tra l’altro l’edizione livornese del 1755 …colla giunta delle leggi navali e del gius navale de' rodii e degli statuti degli uffiziali di sicurta' della citta' di Firenze, curata da Giovanni Giacomo Baldasseroni (1710-1768), cancelliere della deputazione di Sanità di Livorno, già bibliotecario alla Sapienza di Pisa, e padre dei due giuristi Pompeo e Ascanio.

Ponderazioni sopra le contrattazioni marittime, Livorno, Fantechi, 1755.

Antoine Edmond Joinville, Ingresso del porto di Genova, 1845, olio su tela, collezione privata.

Giuseppe Casaregi

Giuseppe Lorenzo Maria Casaregi (1670-1737) nacque dall’insigne giurista Giandomenico nella città di Genova, e qui trascorse la gioventù facendosi onore nell’avvocatura per la sua grande perizia nel diritto commerciale. Nel 1717 fu chiamato in Toscana da Cosimo III che lo volle come giudice alla Rota di Siena. In seguito passò alla Rota di Firenze e divenne consultore legale del consiglio di giustizia. L’opera sua più famosa, i Discorsus legales de commercio apparve la prima volta a Genova nel 1707; seguirono due edizioni fiorentine nel 1719 e 1729, ampliate con numerosi discorsus inediti, e infine, nel 1740, un’edizione postuma veneziana nella quale furono raccolti tutti i suoi scritti. Pur mancando di spirito sistematico, Casaregi fu molto apprezzato ai suoi tempi, specialmente dai pratici e dagli operatori del commercio per i quali pubblicò due prontuari legali molto popolari: Il Consolato del Mare colla spiegazione di Giuseppe Lorenzo Maria Casaregi (1719) e Il Cambista istruito per ogni caso de' Fallimenti o sia istruzione per le piazze mercantili (1723).

Discursus legales de commercio, Venetiis, Belloniana, 1740, 4 voll.

Le Ordonnances

Le Ordonnances du commerce (1676) e de la Marine (1681) furono disposizioni organiche al programma mercantilista di Jean Baptiste Colbert, il Controllore Generale delle Finanze di Luigi XIV. All’epoca furono considerate un monumento di saggezza giuridica. Gli operatori del commercio poterono finalmente disporre di un quadro normativo positivo e univoco, e lasciarsi alle spalle la confusione del pluralismo consuetudinario d’antico regime. Rappresentarono un passo importante nella direzione della codificazione – il Code de Commerce napoleonico non fece che riprendere con poche varianti l’Ordonnance del 1676 – ed influenzarono la prassi mercantile e giudiziaria ben al di là dei confini della Francia; gli stessi Consoli del Mare di Pisa tenevano in alta considerazione le disposizioni colbertiane, servendosene in via interpretativa come fonte secondaria, specialmente l’Ordonnance de la Marine, il cui più autorevole commento fu quello dato alle stampe nel 1756 dal procuratore dell’Ammiragliato di La Rochelle René Josué Valin.

Claude Joseph Vernet, L'Entrée du port de Marseille, 1754, olio su tela, Louvre, Parigi.

La lettera di cambio

La lettera di cambio nacque in Italia sul finire del XIII secolo perfacilitare il commercio su lunga distanza, consentire la conversione delle unità monetarie e trasferire i fondi all’estero eliminando i rischi associati al trasporto dell’oro e dell’argento; in seguito divenne anche uno strumento di speculazione. Nel 1674 Cosimo III stabilì per legge alcun epoche regole ma tassative: pronta esecutività del contratto, pagamento a tre giorni dall’accettazione, e interesse dello 0,5% per ciascun giorno di mora. Livorno all’epoca era divenuto il polo finanziario della Toscana, soppiantando Firenze e sviluppando un sistema multilaterale dei pagamenti incentrato sulla ‘Stanza dei Cassieri’, una camera del clearing su modello della Banca di Amsterdam. Il negozio del cambio presentava risvolti tecnici molto complicati e perciò si prestava a manipolazioni pericolose. Per mettere sull’avviso i neofiti e gli incauti Casaregi pubblicò il suo Cambista Istruito, mentre Pompeo Baldasseroni, molti decenni più tardi diede alle stampe un trattato sistematico, assumendo come prospettiva privilegiata la pratica degli affari della piazza di Livorno.

Lettera di cambio

Le assicurazioni e le avarie

Le assicurazioni nascono dal bisogno di tutelare navi e merci dalle ‘fortunedi mare’. Le prime polizze apparvero in Italia nella prima metà del Trecentoad opera di mercanti fiorentini disposti a pagare un premio pur di essere sgravati dal rischio: «Non abiate pensiero ch’io mandi nostra merchatantiai’ niuna parte senza sichurtà – scriveva un corrispondente a Francesco Datini nel 1399 –: io voglio che noi guadangnamo innanzi meno e viviàmo sichuri». Accanto ai contratti di trasferimento del rischio, come appunto le assicurazioni o il cambio marittimo, continuò tuttavia la prassi della suddivisione delle perdite, purché sofferte per salvezza comune, con il metodo del contributo in avaria, i cui principi risalgono all’antica Lex Rhodia de Jactu contenuta nel Digesto. I regolamenti d’avaria erano praticacorrente al tribunale pisano dei Consoli, come le liti assicurative chedovevano essere composte prendendo per principale riferimento gli Statuti fiorentini di Sicurtà del 1523-29. A fine ‘700, quando si diffusero le grandi compagnie d’assicurazione, tutta la materia fu riconsiderata in maniera organica dauna nuova generazione di giuristi: Baldassarre Emerigon in Francia, James Allan Park in Inghilterra, e in Italia il livornese Ascanio Baldasseroni (1751-1824).

Ascanio Baldasseroni, Trattato delle assicurazioni marittime, in Firenze, Bonducciana, 1786, 3 voll.

Polizza fiorentina seicentesca conservata presso la Fondazione Mansutti, Milano.

Verso il Codice

Con l'annessione all'Impero napoleonico la Toscana fu riformata in tutte lesue istituzioni. L'amministrazione e l'organizzazione della giustizia furono uniformate al modello francese, mentre la ricezione dei codici ridisegnò l'ordinamento ponendolo su basi razionali e su un chiaro sistema delle fonti. L’antico tribunale dei Consoli del Mare di Pisa fu abolito, e sostituito nel 1808 da un Tribunale di Commercio che ebbe sede a Livorno. Per Ascanio Baldasseroni, il celebrato autore del Trattato sulle Assicurazioni, che per anni si era adoprato per sistematizzare e unificare il diritto marittimo e commerciale, l’applicazione dei codici in tutta l’area continentale fu un avvenimento entusiasmante, ma nello stesso tempo, da autentico giurista, volle pubblicare un Dizionario ragionato per raccordare il patrimonio giurisprudenziale toscano al nuovo quadro legale.

Ascanio Baldasseroni, Dizionario ragionato di giurisprudenza marittima e di commercio, Livorno, Masi, 1810, 4 voll.

Jean Baptiste Mauzaisse, Napoléon, allégorie, 1833, olio su tela, Musée national de Malmaison et Bois-Préau, Rueil-Malmaison.

Il console a teatro

Quella di Console del Mare era una carica politica più che giudiziaria. Sino all’età delle riforme non fu necessario aver studiato il diritto per fare il giudice nel contado o nel distretto fiorentino, o per risiedere come Console del Mare a Pisa, bastava essere cittadino fiorentino «sopportante», cioè un cittadino facoltoso. I tecnici della giustizia, laureati a Pisa o Siena, erano piuttosto i cancellieri o il segretario. I maggiorenti fiorentini che accettavano l’incarico di Console spesso lo facevano in attesa che si liberasse un posto meno disagiato nella capitale e troppe volte si applicavano al loro ufficio con deplorevole negligenza. Giudici di tal fatta non potevano avere una buona reputazione, e non c’è da stupirsi che fossero bersaglio della satira. A fine Seicento sui palcoscenici toscani andò per la maggiore <>La serva nobile</ em> di Gian Andrea Moniglia, un dramma in musica meglio noto come la Commedia del Console. Anselmo, il protagonista, è un vecchio balordo invaghito della serva. La vita lo ha confinato con suo gran dispetto a Pisa, dove è Console del Mare, ma ha continuamente la testa altrove, e quando è obbligato ad andare in tribunale cerca di disimpegnarsene nel modo più sbrigativo possibile, a costo di tirare le sorti per decidere il torto e la ragione.

Giovanni Andrea Moniglia, La serva nobile. Drama per musica, in Firenze, Albizzini, 1720.

Giovanni Andrea Moniglia, La Hipermestrfesta teatrale rappresentata dal sereniss. principe cardinale Gio. Carlo di Toscanper celebrare il giorno natalizio del real principe di Spagna, stemperia di S.S., Firenze, 1658, plate V.